Le valigie sono disfatte e le scarpe rosse riposte nella scatola. Ricomincia la vita ordinaria dopo l’avventura del TEDx a Torino.
Non so se si tratta di un’avventura appena conclusa oppure di una appena iniziata, però so che è stata straordinaria.
Per chi non lo sapesse il TEDx è un'iniziativa indipendente, creata nello spirito della missione generale di TED: diffondere idee di valore attraverso il motto «Ideas Worth Spreading». TEDx porta lo spirito di TED nelle comunità locali di tutto il mondo. Si tratta di un’iniziativa no-profit, organizzata su base completamente volontaria da persone appassionate. TEDx Torino, edizione locale tra le più importanti in Italia, conta su un team di più di 60 volontari fra organizzatori, coach, fotografi, registi, tecnici audio e video, persone dedicate all’allestimento e all’accoglienza.
Il tema dell’edizione di quest’anno è stato “Un incondizionato amore per l’essere umano” e io ero fra le/i 15 speaker: sono stata invitata per condividere un’esperienza personale e raccontare di come l’ascolto sia l’atto di amore più radicale per reclamare la nostra comune umanità.
“Come si diventa speaker TEDx?”. Il mio è stato un invito partito da lontano, da un percorso Holden dedicato a “La Voce” condotto da Enrico Gentina. A me e ai miei compagni di corso era stato chiesto di lavorare alla stesura di un testo autoriale, ‘da dire’ a partire da un’urgenza narrativa. Detto con parole semplice: scrivere di un tema che ci stesse a cuore per poi dirlo ad alta voce. Il mio lavoro di scrittura era durato diverse settimane e mi aveva condotta al racconto di una difficile esperienza personale vissuta durante gli anni universitari. Non mi aspettavo di scrivere di questo tema.
La scrittura ha questa capacità magica e un po’ inquietante di condurti in luoghi inaspettati e necessari: ti fa aprire porte che credevi chiuse, ti chiede di dare parole alle memorie mute. Ti costringe a guardare meglio, ascoltare tutto, sentire tutto. Anche se ti sembrava di averlo già fatto.
Chi ha accolto e ascoltato il mio racconto in aula mi ha detto: “Lo sai vero che questa storia chiede di essere condivisa?”. Lo sapevo. Ma arrivare a dirla a un pubblico di più di 1200 persone, è stato un percorso tutt’altro che semplice, fatto di slanci in avanti e numerosi passi indietro.
È facile pensare che arrivare sul tappeto rosso del TEDx sia un’esperienza individuale. Quasi un traguardo. Ma non è così. Fin dal principio per me si è trattato invece di un lavoro collettivo. Un talk viene scritto per essere detto e ascoltato da un pubblico. Questo richiede che la tua esperienza, pur rimanendo personale, possa diventare significativa anche per gli altri.
Mi ero detta che se non fossi stata in grado di portare luce su tutto quel buio che avevo vissuto non avrei potuto neppure raccontarlo. Quando mi sono trovata bloccata dai dubbi e dalla paura ho chiesto a un gruppo di persone fidate di offrirmi il loro punto di vista. Sapevo che lo avrebbero fatto in modo spregiudicato ma attento. Grazie al loro ascolto e al loro sguardo ho compreso su quali punti fosse necessario lavorare. Cosa andasse riscritto e come. Ho preso una decisione definitiva solo dopo aver concluso questa condivisione, due settimane prima di salire sul palco.
“Immaginalo come un regalo che stai facendo agli altri”. Questo è stato il primo consiglio che ho ricevuto. “Aiutami a capire perché è così importante per te dare voce a questo tema”. “Racconta, ma non come se stessi parlando alla tua psicoterapeuta: non lo stai dicendo allo specchio, lo stai dicendo a un pubblico”. “Mi hai aiutata a capire il perché di una situazione che sembra incomprensibile dall’esterno: è importante che tu la condivida”. “Aiutami a entrare meglio nella storia: spiegami cosa posso fare”. “Dai corpo alle parole”. “Vai lì rotta e rappezzata: serena e sii mondo”. “Le parole contano fino a un certo punto: quello che conta è la tua presenza che le renderà vive”.
Non solo incoraggiamenti, ma preziosi tasselli che mi hanno aiutata a comprendere che quando ti prendi cura delle parole offri la possibilità a chi ti ascolta di entrare nel tuo vissuto senza rovesciargli addosso l’oscurità che ti ha travolta. Mentre lo fai per gli altri, stai costruendo quella stessa possibilità anche per te. Un dono per gli altri che diventa anche un dono per te.
Si parla spesso di resilienza come come una capacità individuale perché la spinta che l’attiva ha sempre una radice personale. L’autore Andrew Zolli allarga però la comprensione di questa capacità a una dimensione collettiva. Le persone più resilienti sono quelle che credono nella propria capacità di azione e che lavorano per scoprire il significato negli alti e bassi della vita. Ma una componente altrettanto cruciale della resilienza è avere una comunità forte che ti sostiene. E i due fattori più importanti che Zolli ha identificato nel coltivare una comunità forte sono che costruisci la tua comunità prima di averne bisogno e che lo fai con un atto iniziale di generosità.
Ecco l’intero percorso per arrivare al TEDx e, poi l’esperienza stessa dell’evento, riguardano quel tipo di generosità: quella che ci rende presenti, disponibili per gli altri nella nostra piena umanità, disordinati, imperfetti, fragili, sensibili.
Sono felice che proprio questa scoperta sia diventata il cuore vivo e pulsante del messaggio che desideravo condividere: la nostra “presenza" è significativa. Non c’è modo per noi di essere umani senza gli altri esseri umani. Il talk lo puoi ascoltare qui.
Sono incredibilmente grata perché gli abbracci e le parole che hanno accolto il mio talk mi hanno confermato che la luce che ha illuminato l’oscurità che avevo vissuto, ha toccato anche le persone che lo hanno generosamente ascoltato e accolto. É quanto di meglio potessi augurarmi. Non solo per il talk, ma per la storia stessa a cui ho dato voce e per il suo finale.
Un finale che abbiamo scritto a più mani.
Un abbraccio
Serena
Credo nel valore delle parole e nella magia dell'incontro. Se ti fa piacere condividere i tuoi pensieri e la tua esperienza puoi lasciare un commento oppure scrivermi a scrivimi@serenamancini.com: sarò felice di conoscerti meglio e ti risponderò a mia volta.