Sono le prime parole che digito su una tastiera, seduta di fronte allo schermo. Ho vissuto una āvera pausaā in questi giorni di vacanza. Volevo perdere alcuni gesti iper-quotidiani come guardare il cellulare, stare seduta di fronte a un computer, indossare una cuffia, parlare al telefono, confrontarmi con unāagenda. Trovarne di nuovi.
Diversi anni fa mi ĆØ stata trasmessa una pratica di contemplazione dedicata ai giorni di passaggio fra la fine di un anno e lāinizio di quello nuovo. Fin dalla prima volta che lāho sperimentata, ha risposto a un bisogno interiore di riflessione, in una introspezione quasi ininterrotta che mi riporta a una diversa misura del tempo.
Un tempo in cui notare quello che accade, accorgermi di come sto, tenere traccia delle cose mentre esistono, accorgermi quando si mostrano come significative nel presente e nei presenti che hanno dato vita ai giorni, alle settimane e ai mesi dellāanno passato.
Nella pratica, si tratta di richiamare sulla pagine di un diario in modo progressivo e quotidiano, un mese alla volta, gli accadimenti dellāanno passato e di prefigurarsi quelli dellāanno che verrĆ .
Ogni sera, per tredici giorni, ho annotato su un diario i momenti che mi hanno mostrato qualcosa di me, degli altri e della vita. Quelli che hanno messo in discussione ciĆ² che davo per certo, aprendo la strada a nuove prospettive. E anche tutti quelli che in cui ho incontrato la bellezza. Li ho contemplati finchĆ© quei frammenti di presente, messi vicini, mi hanno mostrato la direzione di futuro che sto giĆ percorrendo e di cui, nello srotolarsi delle giornate, non sarei stata altrimenti consapevole.
Ogni giorno la pratica prevede un tema di riflessione, unāintenzione che ha orientato la mia attenzione. La mia pratica ĆØ stata quella di tenermi salda a questa intenzione e di fare attenzione a ciĆ² che vivevo durante la giornata, avendo cura, ogni sera prima di andare a dormire, di raccogliere in un diario tutto ciĆ² che di significativo avevo vissuto rispetto a quellāintenzione.
Tutti questi frammenti di significativitĆ raccolti nel presente, li ricordavo prima di andare a dormire, per lasciarli germogliare nella coscienza notturna come āsemi di futuro'. La mattina successiva, annotavo sul diario ciĆ² che trovavo nella rugiada del risveglio: immagini, sottili impressioni, sogni, sensazioni, parole chiave.
In passato, questo stesso periodo era il tempo per mostrare a me stessa tutti gli obiettivi realizzati durante lāanno, prima di slanciarmi verso ulteriori e, sempre crescenti, obiettivi da raggiungere.
La pratica delle āTredici Nottiā mi ha educata a una diversa relazione con il futuro.
Non sento piĆ¹ il bisogno di fare appello alla determinazione e alla linearitĆ della volontĆ per aprire nuove strade. Preferisco rimanere con lo sguardo e il cuore aperto verso il futuro. Percepirne gli albori. Accoglierlo con un gesto rotondo e gentile. Andargli incontro nel presente.
Mi pare che questo atteggiamento lasci il tempo alle immagini di comporsi in un sogno e poi al sogno di precisarsi in una visione. Mentre mi lascia libera di percorrere vicoli ciechi e sentieri contorti, e di sperimentare tutti gli irragionevoli e goffi tentativi che sentirĆ² necessari per tradurre la visione in creazione.
Mi scopro, adesso, piena di desiderio di interagire con la materia della mia vita secondo gesti fisici, ostinati, pregni di spirito vitale, significativi, quotidiani.
Voglio offrirmi totalmente alla frustrazione e alla gioia di errori e successi, apprendere dalla mia esperienza e da quella degli altri. Esplorare. Affrontare la fatica necessaria. Accettare, tagliare, lasciare andare, rinunciare, scegliere. Creare.
Credo nel valore delle parole e nella magia dell'incontro. Se ti fa piacere condividere i tuoi pensieri e la tua esperienza puoi lasciare un commento oppure scrivermi a scrivimi@serenamancini.com: sarĆ² felice di conoscerti meglio e ti risponderĆ² a mia volta.