Credevo che lasciar andare fosse una delle cose per me più difficili da fare, in tanti ambiti della vita. Poi salta fuori che lo faccio a ogni respiro… Che cambio di prospettiva! Grazie di tutte queste riflessioni bellissime, Sere.
...che poi come dice Niccolò Fabi... "Vince chi molla". E' una cosa che sto cercando di spiegare a mio figlio quando gli dico di prendere le cose con leggerezza, ma forse è ancora presto per i suoi 17 anni, anni di ribellione e di affermazione... bell'articolo, grazie
Sono dentro la relazione con due figlie adolescenti anche io ed educarmi a lasciarle andare senza ‘mollarle’ é la mia sfida. Mi sono una immagine e una domanda guida per questa nuova avventura da genitore. L’immagine é quella dell’accompagnamento e della necessaria progressività del cammino verso l’autonomia. Nella fiaba dei Grimm I due fratelli, i due figli chiedono al padre: vogliamo andare per il mondo. Ok - gli dice il padre, ma prima vi chiedo di superare delle prove. Il padre verifica la capacità dei suoi due figli di stare al mondo autonomamente. In una condizione ‘di laboratorio’.
La domanda che mi guida la rivolgo invece direttamente alle mie figlie: come posso aiutarti? In che modo posso esserti utile? É il talismano che mi permette di spostarmi dalla posizione frontale, dall’essere contro, in cui mi trovo spesso quando vorrei proteggerle o evitare loro un errore prima ancora cue facciano l’esperienza. Quella domanda mi rimette di tornare a essere al loro fianco e, da quella posizione, iniziare a vedere il mondo che vedono loro.
Questo tuo articolo ha toccato diverse corde del mio essere e ha creato in me diverse emozioni.
Trovo estremamente potente, profonda e libera questa interpretazione del "lasciare andare" e come la hai "spezzata" (non mi viene un altro termine, ma intendo "spezzare la parola" nel senso andare nel profondo) nelle tre aree del modello CEL.
E trovo estremamente vero il fatto che "lasciare andare" non significa interrompere o negare o tagliare, ma una continuazione di noi nella nostra essenza, conoscenza di noi stessi, delle nostre consapevolezze: come un filo rosso che passa per tutte le transizioni della nostra vita, che lega pause, momenti pieni, ancora pause, vuoti e ancora pienezza. Come se in tutti questi passaggi si crei sempre di più vita. Come ad ogni respiro.
C'è un'immensa gratitudine nel "lasciare andare" perchè penso sempre che quello che mi accade, che scopro, che faccio non è mai solo mio. Ho sempre vissuto il "lasciare andare" come l'occasione di alleggerirsi per procedere comodi sulla strada che non conosco ma che - certamente - è piena di possibilità. Non mi ero però mai soffermata sulle pause, su quel legame con il respiro perchè nell'entusiasmo di procedere non presto quel tipo di attenzione che però mi sembra molto interessante. Un abbraccio a te!
Credevo che lasciar andare fosse una delle cose per me più difficili da fare, in tanti ambiti della vita. Poi salta fuori che lo faccio a ogni respiro… Che cambio di prospettiva! Grazie di tutte queste riflessioni bellissime, Sere.
grazie a te!
...che poi come dice Niccolò Fabi... "Vince chi molla". E' una cosa che sto cercando di spiegare a mio figlio quando gli dico di prendere le cose con leggerezza, ma forse è ancora presto per i suoi 17 anni, anni di ribellione e di affermazione... bell'articolo, grazie
Grazie a te!
Sono dentro la relazione con due figlie adolescenti anche io ed educarmi a lasciarle andare senza ‘mollarle’ é la mia sfida. Mi sono una immagine e una domanda guida per questa nuova avventura da genitore. L’immagine é quella dell’accompagnamento e della necessaria progressività del cammino verso l’autonomia. Nella fiaba dei Grimm I due fratelli, i due figli chiedono al padre: vogliamo andare per il mondo. Ok - gli dice il padre, ma prima vi chiedo di superare delle prove. Il padre verifica la capacità dei suoi due figli di stare al mondo autonomamente. In una condizione ‘di laboratorio’.
La domanda che mi guida la rivolgo invece direttamente alle mie figlie: come posso aiutarti? In che modo posso esserti utile? É il talismano che mi permette di spostarmi dalla posizione frontale, dall’essere contro, in cui mi trovo spesso quando vorrei proteggerle o evitare loro un errore prima ancora cue facciano l’esperienza. Quella domanda mi rimette di tornare a essere al loro fianco e, da quella posizione, iniziare a vedere il mondo che vedono loro.
A presto!
Serena, grazie!
Questo tuo articolo ha toccato diverse corde del mio essere e ha creato in me diverse emozioni.
Trovo estremamente potente, profonda e libera questa interpretazione del "lasciare andare" e come la hai "spezzata" (non mi viene un altro termine, ma intendo "spezzare la parola" nel senso andare nel profondo) nelle tre aree del modello CEL.
E trovo estremamente vero il fatto che "lasciare andare" non significa interrompere o negare o tagliare, ma una continuazione di noi nella nostra essenza, conoscenza di noi stessi, delle nostre consapevolezze: come un filo rosso che passa per tutte le transizioni della nostra vita, che lega pause, momenti pieni, ancora pause, vuoti e ancora pienezza. Come se in tutti questi passaggi si crei sempre di più vita. Come ad ogni respiro.
Grazie!
Grazie a te! E grazie per l'immagine che hai condiviso: "come se in tutti questi passaggi si crei sempre di più vita".
Bellissimo il pezzo sul linguaggio, non ci avevo mai pensato in questo modo!
Grazie Rita! Mi piacerebbe tanto che questi articoli possano diventare spunto per raccogliere anche i significati di chi leggerà! Un abbraccio grande
C'è un'immensa gratitudine nel "lasciare andare" perchè penso sempre che quello che mi accade, che scopro, che faccio non è mai solo mio. Ho sempre vissuto il "lasciare andare" come l'occasione di alleggerirsi per procedere comodi sulla strada che non conosco ma che - certamente - è piena di possibilità. Non mi ero però mai soffermata sulle pause, su quel legame con il respiro perchè nell'entusiasmo di procedere non presto quel tipo di attenzione che però mi sembra molto interessante. Un abbraccio a te!
Grazie!!